Se andiamo in barca, ci accomuna la passione per quell’elemento primordiale che è il mare. Siamo acqua anche noi, la ragione primaria per comprendere perchè questo meraviglioso fluido ci attira e ci rapisce.
Timore degli elementi mai domi e la sfida continua sono altri elementi da considerare.
In un mondo dove ormai tutto è scoperto, tutto è condiviso in tempo reale, l’unica dimensione che conserva ancora mistero è il mare.
Abbiamo letto tante avventure, le abbiamo viste al cinema, forse qualcuna la possiamo anche raccontare ma senza dubbio, quelle che ci hanno rapito sono quelle dei naufragi. Il limite umano, talvolta superato e pagato con la vita, è la meta verso la quale ci si dirige da quando siamo sulla terra.
Ma quali sono i più singolari naufragi che la storia ricordi? Iniziamo questa serie di racconti ricordando quelli che hanno segnato la memoria collettiva di chi va per mare, senza nulla togliere alla memoria di altre drammatiche storie.
(da questa storia pare che Hermann Melville trasse ispirazione… e che storia, altro che Hollywood)
Siamo nel 1800 circa e l’impero inglese con le sue colonie americane sono grandi consumatrici di candele, di olio combustibile e di altri grassi per uso industriale. Il petrolio ancora doveva aspettare mezzo secolo per diventare un divo. L’unica riserva di grasso per tali trasformazioni ce l’avevano addosso i cetacei. (fino a 50 tonnellate cadauna) Un bel business. Inizia la caccia alle balene.
La Hessex è una splendida e moderna baleniera a tre alberi varata a Nantucket nel 1819. Lì, nel Massachussets, sull’isola omonima (ora per ricchi turisti) a 48 km a sud di Cape Cod, nascono generazioni di marinai e di balenieri. Dopo il varo e una lunga rotta verso l’Africa, con ancora nella stiva solo 800 barili di grasso, la nave fa rotta verso il Sud America, doppia capo Horn e si dirige in mezzo al Pacifico in cerca di bottino.
Il 16 novembre 1820, percorrendo rotte inesplorate, finalmente il vascello avvista un branco di capodogli. Una volta calate le tre lance con gli arpionieri, inizia la caccia. I capodogli non gradiscono l’attacco e si difendono.
All’inizio mandano a picco una delle lance, senza conseguenze per l’equipaggio, successivamente il più grosso del branco punta la carena della baleniera e con un paio di colpi tremendi crea una falla devastante.
Per fortuna l’equipaggio ha il tempo di organizzare l’abbandono alla nave e dopo l’affondamento si ritrovano in 20 uomini distribuiti su tre lance con scorte per circa 30 giorni.
Nelle grandi calme equatoriali del Pacifico, lontani migliaia di miglia dalle rotte più comuni e lasciati successivamente tre uomini più deboli su un atollo (saranno salvati 3 mesi più tardi) le tre imbarcazioni vagano per settimane alla deriva. Dopo 78 giorni dall’affondamento della Hessex, malattie e morte hanno decimato gli equipaggi, successivamente, una tempesta divide la “flotta”.
Fin qui storia drammatica ma abbastanza nota. Quello che invece rende questo naufragio un po’ splatter fino ad imprimerlo nella memoria collettiva di tutti i marinai, fu la scelta, dettata dalla sopravvivenza, di commettere atti di cannibalismo sia nei confronti dei cadaveri ma, secondo una macabra estrazione a sorte, anche dei superstiti ancora in vita. Avreste accettato di partecipare a questa roulette russa? Il sacrificio del singolo a favore di una comunità? In poche parole si trattava di estrarre a sorte un membro dell’equipaggio, ucciderlo e cibarsi del suo corpo.
Insomma una storia da uscire pazzi. In effetti, dopo il salvataggio a 650 km. dalle coste del Cile, i marinai sopravvissuti non navigarono mai più.
Furono ritrovate solo due lance, la prima col comandante Pollard ed un marinaio e l’altra con l’ufficiale Owen Chase ed un altro marinaio.
4 sopravvissuti sulle lance più i tre salvati dall’atollo, 7 persone. Gli altri morirono di stenti o mangiati.
I marinai invecchiarono a terra, mentre il comandante Pollard imbarcandosi nuovamente fece ancora naufragio, e l’ufficiale Chase dopo altre campagne a caccia di balene, rimase definitivamente a terra a Nantucket (da dove partì la Essex) dove morì affetto da follia.
Pensiamoci bene prima di risparmiare sulle dotazioni o sull’acquisto di un buon plotter … roba vecchia dite?
Magari la prossima volta raccontiamo una storia più moderna.
Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.