Parabordi. Le novità 2022, panoramica sui prodotti migliori
Parabordi. Le novità 2022, panoramica sui prodotti migliori
Condurre una barca non è come condurre un’auto.
La barca si muove in un mezzo cedevole che è l’acqua e di conseguenza non avrà la possibilità di essere fermata o diretta con precisione assoluta. Se a questo poi si aggiunge la complicazione imprevista che è data dal vento, dalle correnti, dall’onda, anche fosse solo quella di una barca in transito (le più pericolose in manovra), si capisce subito che toccare la banchina o altre barche non è poi cosa così rara né disonorevole. In tutto questo vale sempre la regola che se si procede adagio (al minimo, e se il minimo è troppo alto come spesso accade, si molla la marcia e si torna in folle per intenderci).
L’importante come detto è andare piano (a meno che il vento non ci costringa a tenere un po’ di giri per compensare gli scarrocci) così si eviteranno danni seri.
Le barche in genere sono fatte di vetroresina, un materiale semplice da riparare ma il nostro obiettivo è non fare nessun tipo di danno sia agli altri che al nostro mezzo.
Per aiutarci in queste situazioni, da sempre le progettazioni prevedevano un bottazzo (o bottaccio) a metà murata, in genere di legno, che aveva il compito di ammortizzare gli urti, specie in banchina, senza rovinare lo scafo. Inoltre, negli approdi (sui laghi esistono ancora) erano previste palificazioni in legno (il legno non graffia la vetroresina) che creavano un invaso cedevole nel quale si appoggiava la barca.
Nel tempo tutto questo è quasi scomparso e i bottazzi ormai sono solo strutturali o modanature estetiche. Ma l’esigenza di riparare la barca dagli urti è rimasta. Sono quindi nati i parabordi.
Che cosa è un parabordo?
Il parabordo, di fatto, è un salsiccione di materiale plastico in genere PVC, di varie dimensioni, che viene gonfiato e lasciato penzolare lungo le murate. È provvisto di una cima che permette la sua regolazione in altezza (non tutte le banchine sono uguali) e durante la navigazione viene riposto nei gavoni per non rischiare di perderlo per gli urti delle onde.
In genere se ne piazzano 5 per lato per barche oltre i 12 mt, facendo attenzione alle curvature dello scafo. Una volta individuati i punti ideali, fatevi un piccolo segno sul candeliere soprattutto se tornate sempre al vostro posto barca, così non perderete tempo a scegliere il punto più adatto.
A poppa invece, per le barche a motore che sono in genere provviste di scarpone più largo dello scafo e a pelo d’acqua (dove si collegano gli scarichi del motore e dell’acqua di raffreddamento) il parabordo tradizionale non sarà sufficiente per via del diametro e al suo posto sarà piazzato un parabordo a sfera, decisamente più ingombrante ma irrinunciabile. Lo stesso “pallone” anzi due, ovvio, saranno riposti nel gavone di poppa durante la navigazione. I posti migliori dove stivarli poi lo deciderete voi in base alle vostre esigenze e ai vostri spazi.
Una panoramica sui migliori parabordi in commercio nel 2022
Lasciando perdere le misure che saranno soggette alle dimensioni della vostra barca, li classificheremo solo in base alla tipologia:
Parabordo cilindrico in PVC. Pregi: resistentissimo ed economico, soffre il sole e lo sporco. Meglio fornirlo di apposita calza in poliestere.
Parabordo piatto in EVA: Pregi: Leggerissimo, si può usare anche come seduta o imbottitura varia, facilmente stivabile, adatto in genere a piccole imbarcazioni a vela da regata.
Parabordo gonfiabile (sempre più diffusi) pregi: Stivaggio facilitato e resistenza, anche se costano un po’ di più.
Una considerazione a parte va fatta per le calze protettive (copriparabordi). Sono in poliestere, un materiale (come quasi tutti i materiali di derivazione sintetica) che risente molto dei raggi UV e quindi con il tempo tende a sbiadire e cristallizzarsi fino a spolverarsi (non respiratene la polvere, mi raccomando!!!).
Le calze però sono necessarie in quanto il PVC dei parabordi una volta invecchiato e intaccato anch’esso dal sole e dallo sporco, sarà quasi impossibile da pulire e contribuirà all’aspetto di generale trascuratezza della barca.
Quindi ogni due stagioni dovrà essere messo in conto il ricambio delle calze. Operazione economica è vero ma abbastanza rognosa per le difficoltà di scorrimento e di inserimento tra i due materiali.
Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.