Nel gavone delle cime di ormeggio è molto utile avere una serie di cordami di vari tipi. Iniziamo da questi per analizzare meglio le nostre attrezzature destinate all’ormeggio.
La prima cosa da avere a bordo è una serie di almeno 6 cime d’ormeggio già impiombate ad una estremità, di diametro adeguato alle dimensioni della nostra barca. Ne occorrono almeno 2 della lunghezza doppia della barca e 4 della lunghezza della barca.
Il perché è presto detto: ipotizzando un classico ormeggio con trappa di prua, a poppa ne metteremo due (una per angolo) passate a doppino in genere, per rendere agevole la partenza e altre due come traversini a X per limitare i movimenti laterali dovuti alla risacca in porto. Le altre due rimanenti saranno disponibili in caso di maltempo per ulteriori punti di ormeggio.
Inoltre, in caso di previsioni di venti molto forti di prua con disponibilità di una sola trappa, sarà utile armare uno stroppo di cima lungo un paio di metri che possa agguantare la trappa stessa a circa un metro o un metro e mezzo dal pulpito (con un nodo parlato ben fatto) e messa successivamente in forza sulla seconda galloccia a bordo al fine di suddividere il tiro su due gallocce.
Le situazioni sono varie e non consentono specifiche, a meno che non torniate sempre nello stesso posto per il quale avete ormai tutte le misure. Se navigate veramente e cambiate spesso porto, saranno invece necessarie le cime summenzionate.
Ovviamente non dovranno mancare delle cime più piccole di sezione per usi vari.
Imateriali utilizzati per le cime di ormeggio sono:
Un accessorio quasi indispensabile per tutti in fase di ormeggio è l’ammortizzatore.
Notoriamente il mare è sempre in movimento, anche in porto, vuoi per la risacca, vuoi per il moto ondoso provocato dalle barche in movimento (soprattutto quelle degli ormeggiatori a tutta birra...). Ammortizzare la cima d’ormeggio è diventato indispensabile tanto più la nostra barca è pesante e quindi con più momento.
La cima come detto è già abbastanza elastica di suo e, se passata a doppino, ammortizza il doppio, ma questo non basta soprattutto perché quando passata a doppino sfrega sull’anello o sulla bitta logorandosi.
Soprattutto se dormiamo a bordo, avere una barca che si muove morbidamente al ritmo del moto ondoso, diventerà piacevole e senza rischi. Sì perché i rischi ci sono. Se la sollecitazione è tanta si possono rompere le cime (specie se fanno attrito male a terra o strusciano come detto su bitte o anelli arrugginiti) o, ancora peggio, si può divellere una galloccia a bordo (le bitte sono a terra, in barca ci sono le gallocce). Non è una bella esperienza vedere divelta la propria galloccia. Oltre al danno in sé (riparabile solo in cantiere) andremo a ledere e danneggiare i nostri vicini con conseguente denuncia all’assicurazione e via dicendo.
Ultimamente sono comparse sul mercato delle molle ammortizzanti di ultima generazione.
Douglas Marine propone sistemi ad elastomeri Hi-tech. Anche la chimica fa passi da gigante. L’accessorio comprime al suo interno una serie di elastomeri che per la loro peculiarità possono sollevare la barca senza cedere (carichi di rottura oltre 30 tonnellate sul modello Giga), hanno un ciclo di oltre 400.000 carichi massimi e pesano un quarto dei modelli simili.
I Seares invece sono più che molle, sono veri e propri ammortizzatori idraulici a olio, a resistenza crescente, senza cigolii, che lavorano anche sott’acqua e con durata 6 volte superiore a quelli normali. Altra peculiarità i materiali completamente riciclabili e gli oli green senza impatto ambientale. Sono disponibili in acciaio inox e alluminio sul nostro shop online, a prezzi davvero vantaggiosi.
Decidete quindi quello che fa al caso vostro in base anche alle navigazioni che effettuate e alla dimensione della vostra barca.
Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.