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Lo Smaltimento di una Barca

LO SMALTIMENTO DI UNA BARCA




 

Dopo decenni di onorato servizio, anche una nave giunge alla vecchiaia e successivamente alla morte. Come tutti noi del resto.

Ecco che stavolta tocca a noi e alla nostra “amata”. Ormai le abbiamo provate tutte, abbiamo speso soldi,
tempo, abbiamo cercato mille soluzioni ma non c’è più niente da fare. L’osmosi si è conquistata tutta la carena, la coperta è croccante e delaminata, i motori non ce la fanno più e vanno sostituiti, insomma è arrivata al capolinea. 

Fino a qualche decennio fa era comune ed emozionante la tradizione di svuotare il relitto da ogni cosa utile e da ogni materiale recuperabile, portarla al largo e affondarla. (Ricordate il film “La leggenda del pianista sull’oceano?”)

Oggi per fortuna non è più così. Il mare già è diventato una discarica e se vi aggiungiamo anche i relitti commetteremmo a dir poco, un atto criminoso. Questa tradizione è diventata ancora più pericolosa e ormai proibita, in quanto il legno e l’acciaio delle vecchie navi e barche, sono stati sostituiti da materiali sintetici che poco hanno a che vedere con il normale deteriorarsi dei materiali naturali.

Così, le navi vengono vendute a peso e finiscono in vecchi cantieri in genere nel sud est asiatico (Chittagong in Bangladesh) dove vengono smantellate e riciclate. Ma cosa fare di una barca che non ne vuole più sapere di navigare o che ha necessità di lavori importanti che non vale la pena affrontare? In genere gli armatori tendono a venderla a qualche pollo, ma siccome i polli ormai scarseggiano, spesso le lasciano marcire in qualche rimessaggio (senza pagare) oppure nel terreno di qualche amico compiacente.

Ma noi siamo convinti che  l’educazione civica e il senso di responsabilità nonché le denunce, svolgano un ruolo importante per un settore altamente inquinante come quello dello smaltimento di una barca.
Ma di che proporzioni parliamo?

In Italia ci sono circa 125.000 imbarcazioni immatricolate e quasi 600.000 natanti. E la quali totalità sono in vetroresina il che si traduce in milioni di tonnellate di vetroresina che dovranno essere smaltite nel corso degli anni. È veramente un dato importante e l’industria della vetroresina continua a stampare.


I materiali

La vetroresina
La VTR è un materiale composito ottenuto tramite l’infusione di fibra di vetro in diverse grammature e tessuti, e resina sintetica. La matrice (resina) non avrebbe grande applicazione senza il rinforzo (fibra di vetro o carbonio) un po’ come il cemento senza l’acciaio, si sbriciolerebbe. Le resine attualmente usate dalla cantieristica sono la poliestere, la più economica, la vinilestere, di qualità superiore e l’epossidica, la più cara ma con caratteristiche uniche di durata e robustezza. Come rinforzo, nella maggioranza dei casi viene utilizzata una fibra di vetro incrociato (mat) un vero e proprio tappetino che si inzuppa di resina a mano o con un “taglia e spruzza”.

Una volta indurito, il composito non sarà più scindibile e il suo smaltimento avverrà esclusivamente per sbriciolamento meccanico, riduzione in granella o polvere di varia grandezza e riciclato (raramente) come elemento per la produzione di pannelli per edilizia, manti stradali, pannelli per arredamenti, ecc … anche se nella stragrande maggioranza dei casi finisce nell’incenertitore.

I legni
Per il legno di bordo, ponti, ordinate, arredo interno, il discorso è più semplice. Le parti nobili e ancora sane vengono smontate e rivendute. (si sono visti demolire barconi di derivazione da pesca, con qualche centinaio di migliaio di euro di teak in ordinate, chiglia, madieri, bagli, ponte, fasciami e via dicendo … quindi se avete una barca in legno vecchia, pronta al disarmo, non  abbiate fretta di liberarvene, chiamate qualche esperto) Il legno rimanente, non più utilizzabile, come fasciami e ponti marci,  viene anch’esso triturato e finisce pannellato o in tranciati per uso edilizio o altro.
Ma quanto mi costa smaltire una barca? Beh tenetevi forte, il prezzo varia in base al peso, ma per una barca di 15 metri potreste spendere anche 15/16.000 euro. Quindi fatevi bene i conti quando pensate di non poter fare dei lavori per il ripristino perché non ne vale la pena. Lo smaltimento è oneroso e secondo la legge vigente (europea) dovrebbe essere a carico non del proprietario ma del cantiere che ha costruito il manufatto e infatti nel vostro acquisto (nuovo) il costo è gravato dagli oneri di smaltimento.

Mi sorge spontanea la domanda: proviamo a riportare in cantiere la nostra barca da demolire? E che fare se il cantiere non esiste più come spesso accade per barche di 40 e più anni? Non sarà che ce la dobbiamo cavare da soli?

Fonte e ulteriori info: http://www.demolizionebarche.it



 

Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.



  • Pubblicato il
  • 02/07/2019

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