Le propulsioni nella nautica. Dal remo ai motori elettrici.
Le propulsioni nella nautica. Dal remo ai motori elettrici.
In principio fu il tronco.
Poi il tronco venne scavato per stare più comodi e asciutti, e fu dotato di una coppia di bastoni per fornire la spinta: nacquero le prime propulsioni a remi.
Successivamente, osservando come il vento spingeva le foglie, si pensò di risparmiare fatica facendosi spingere nella direzione voluta: nacquero le prime piccole navi a vela.
Si scoprì che se si trasportavano le merci più velocemente, si potevano creare grandi profitti: nasce la navigazione commerciale a vela.
A cavallo tra la fine del 1700 e il 1900 si applicò alle navi anche una propulsione a vapore: nascono i piroscafi.
Da lì a noi, la storia la conosciamo tutti.
Anche nella navigazione da diporto, quella che, per definizione normativa “esula dai fini di lucro” vi è stata la medesima evoluzione.
Barche a remi, barche a vela e barche a motore. E in ognuna di queste propulsioni possiamo trovare modelli base, spartani e lenti oppure modelli super hi tech veloci e modernissimi.
Analizziamo comunque le tre fonti principali di propulsione, poiché senza propulsione saremmo solo una zattera alla deriva.
I Remi
I remi sfruttano la forza umana col principio della leva.
La forza umana fa perno sullo scalmo, situato sul bordo della barca e il natante si muove nella direzione opposta per reazione alla spinta nell’acqua.
Vi sono diversi modi di remare: vogare (spalle alla direzione, tirando i remi verso il busto) sciare (l’opposto), in piedi o seduti, con remo singolo o in coppia, con pagaia o remo normale ecc… Interessante sapere che le antiche galere romane o navi a remi antiche con diverse linee di voga, potevano raggiungere la velocità di 8 nodi!
Incredibile ma vero.
Tant’è che quelle da guerra montavano il rostro sulla prua per sfondare le fiancate delle navi nemiche. Era necessaria una certa velocità.
La marina greca ha ancora nella sua flotta una folkloristica nave a remi.
Le vele
Le prime vele furono quadrate (circa 4000 AC) e servivano unicamente nelle andature portanti, quando cioè il vento spinge e non avevano nessun effetto nelle andature controvento, anzi, andavano ammainate per non opporre resistenza.
La vera grande rivoluzione si ebbe intorno all’anno mille soprattutto in Mediterraneo con l’avvento delle prime vele di strallo, le vele triangolari che opportunamente armate nel senso longitudinale della barca, le permettevano di risalire il vento con angoli intorno ai 50/60 gradi.
Con le vele quadre conobbero una simbiosi per circa 10 secoli con un’evoluzione nei materiali e nell’armo.
E anche nel diporto, come abbiamo detto per i remi, ci fu una rapida evoluzione. Oggi solo il diporto conserva il fascino della vela visto che per i trasporti commerciali la vela è stata sostituita dal motore già dalla fine del 1800.
Per dirla tutta, oggi sono presenti diversi studi di ricerca per trovare una forma propulsiva a vela o con dei kite che possa integrare i motori altamente inquinanti delle centinaia di migliaia di navi commerciali sparse per gli oceani che bruciano olio combustibile…
Come già accennato, i primi piroscafi (navi a vapore) comparvero in piena rivoluzione industriale, quando il carbone diventò il principale carburante per le caldaie a vapore che sviluppavano le varie propulsioni, ferroviarie ma anche navali.
Con il tempo il carbone venne abbandonato per essere sostituito con carburanti più adatti, facilmente trasportabili ed estraibili: nasce l’era dei motori termici moderni.
Oggi, anche nel diporto, la benzina prima e il gasolio poi, alimentano i motori della nostra barca. La manutenzione del gruppo termico e degli accessori a servizio (batterie, cinghie, filtri motore, ecc…) è diventata operazione abbastanza semplice da poter fare in autonomia.
Per questo vi suggeriamo di non rimandare mai gli interventi poiché come sapete in mare non si scherza.
I motori elettrici
Una parentesi conclusiva non può non includere i motori elettrici, sempre più diffusi nelle auto e di conseguenza (sono mercati che si interfacciano in continuazione) anche nella nautica.
Ma se per l’auto motive si è già raggiunta una certa efficienza di prestazioni e autonomia, grazie anche alla semplicità di ricarica, lo stesso non si può dire della nautica. In mare infatti non vi sono centraline di ricarica e rimanere con le batterie scariche può fare la differenza.
Ci sono diverse proposte commerciali di natanti e imbarcazioni “green” ma non è facile per i progettisti proporre mezzi full electric che abbiano autonomia, velocità e comfort di bordo (come sapete siamo energivori perché vogliamo tutte le comodità), ma la ricerca continua.
Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.