Con l’avvento dello yachting moderno si è passati ad un uso della barca non più solo per lavoro ma anche per diletto o piacere o, come recita la formula, “dal quale esuli ogni forma di lucro”. Questa continua evoluzione dei comfort, della navigabilità, dell’abitabilità e via dicendo ha avuto il suo cardine nell’evoluzione dell’apparato motore.
In genere i motori delle barche non sono altro che gruppi termici di derivazione automobilistica che subiscono qualche ritocco per essere “marinizzati” cioè adatti all’uso in ambiente umido e salino.
Anche per i moderni fuoribordo 4 tempi, i gruppi termici sono quelli di un’auto di piccola/media cilindrata.
Possiamo suddividere le motorizzazioni in tre gruppi principali:
1- I fuoribordo
2- Entrobordo a linea d’asse
3- Entrobordo con piede poppiero (entrofuoribordo)
Sono tutte soluzioni più che valide e non c’è una soluzione che sia meglio di un’altra. Come sempre tutto dipende da che barca abbiamo e di che tipo di navigazione facciamo.
Vediamo di analizzare le linee generali di ogni tipo di motore.
Il Fuoribordo:
Il fuoribordo nasce nel 1903 a Yale nel Connecticut e subisce poche trasformazioni per i successivi decenni. La comodità di poter andare a motore anche su barche piccole e la comodità di potersi portare la barca sul tetto dell’auto e il motore nel bagagliaio, ne decretarono il successo. La sua prerogativa è infatti quella di essere appeso allo specchio di poppa, bloccato con morsetti e alimentato da un serbatoio (portatile anch’esso). Il suo boom arrivò intorno agli anni 60 con i primi gommoni ripiegabili anch’essi.
Nel corso del tempo il suo utilizzo è stato apprezzato in tutte le motorizzazioni fino anche a 12 metri con un range di potenza che varia dai 2 ai 650 cavalli. In USA non è raro vedere batterie di 4/6 e talvolta 8 fuoribordo appesi allo specchio di poppa. (Più che una necessità è una moda)
Esistono sia diesel che a benzina, a due o quattro tempi, e ultimamente anche elettrici.
Vantaggi: prezzo di acquisto accessibile, a basse cilindrate consuma relativamente poco, lascia il pozzetto e la barca libera (non è poco) facilità di manutenzione e rivendita.
Svantaggi: oltre i 40/60 cavalli è necessaria comunque un’officina che lo possa smontare e rimontare nonché effettuare le normali manutenzioni. Ormai infatti, oltre al peso dello stesso motore, i collegamenti con gli organi di governo, elettromeccanici o elettronici, rendono necessaria un’assistenza qualificata.
I Motori Entrobordo
Gli entrobordo a linea d’asse sono gli entrobordo diesel più usati e affidabili. Il motore è fissato internamente alla carena, in genere nel punto più basso e la trasmissione all’elica avviene appunto con un asse in linea. Per motivi costruttivi e di galleggiamento questa linea d’asse non può essere orizzontale ottimizzando la spinta. Per forza di cose, l’asse è inclinato così come motore, basamento ecc … il tutto a discapito della resa che in parte viene dispersa verso il fondo marino, soprattutto quando la barca è accelerata e inclinata ancora di più verso poppa. I motori entrobordo a linea d’asse sono affidabili, collaudati e discretamente economici. Hanno di contro il peso e una fragilità sia nell’uscita a mare dell’asse (occorre forare lo scafo e proteggerlo con apposite guarnizioni) sia nei giunti, inevitabili proprio per tipologia di installazione, tra l’albero motore e l’elica. Oltre a questo, diventano poco performanti oltre i 30 nodi di velocità, infatti, il trascinamento in acqua dell’asse, del cavalletto e dell’elica stessa ne determinano il limite. Possono essere diesel o benzina (i vecchi Riva per intenderci avevano quasi tutti motori a benzina)
La scelta tra diesel e benzina non è proprio come per le auto, infatti a fronte di un piccolo risparmio nei consumi col gasolio, vi è un prezzo di acquisto che arriva a superare il doppio del costo di un pari modello a benzina. Non è poco. Quante ore all’anno usate il motore? E la differenza del costo carburante siete sicuri che ammortizzi il costo di acquisto? Io non ne sono convinto per niente, ma ognuno fa i suoi conti. Certo è che avere sotto il sedere 500 litri di benzina ti fa pensare …
Gli entrobordo con Piede Poppiero
Gli entrobordo con piede poppiero sono una naturale evoluzione dell’entrobordo con linea d’asse. Una richiesta di mercato che si indirizza verso scafi sempre più veloci non poteva continuare a investire sulla linea d’asse. Ecco quindi sul mercato sempre più numerosi i piedi poppieri azimutali (o poppiero).
Si chiamano così perché il piede immerso, pod drive, che ha caratteristiche idrodinamiche efficientissime, ha proprietà di rotazione lungo l’asse verticale quindi non necessita di timone. Due appendici in meno, meno attrito, più velocità e meno consumi. Se oltre a questo unite anche la spinta perfettamente orizzontale delle eliche, che ne ottimizza le prestazioni, si comprende facilmente il successo di questo tipo di propulsione.
Di contro, come tutte le cose, ha il rovescio della medaglia, in questo caso i costi, sia di acquisto che di manutenzione. I piedi poppieri sono molto complessi, non sono un asse e un’elica ma sofisticati congegni che richiedono attenzione e cure costanti. Le incrostazioni sono la loro morte certa.
Affidatevi sempre a personale esperto e aggiornato.
Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.