Prima di addentrarci nell’argomento, vogliamo ricordare che, come in tutte le cose, la scelta di un qualsiasi acquisto, passa sempre dall’uso che dobbiamo farne, tranne in caso di acquisti nati solo per soddisfare la nostra vanità.
L’ancora (e tutta la linea di ancoraggio) non fa certo parte di acquisti emozionali (come potrebbe essere la scelta del colore delle tendine della barca) e rientra tra le dotazioni necessarie senza le quali NON si va per mare. Dalla scelta della linea e dalla perizia della manovra di ancoraggio, dipende l’incolumità dell’equipaggio e la salvezza della barca, quando il gioco si fa duro …
Quindi la prima regola è NON risparmiare su ancora e catena.
Sarà buona norma evitare anche gli eccessi in peso. Avere un’ancora e una catena sovradimensionate non ci darà più sicurezza ma solo più peso e più rogne. Fidatevi del cantiere che dimensiona il tutto seguendo un progetto preciso. (I calcoli li fanno loro) Col passare del tempo, in caso di sostituzioni, rimanete sulle dimensioni e pesi originali.
In genere 1 kg di peso/ancora per metro lineare è un po’ pochino e tre sono troppi. Direi che la via di mezzo è la più intelligente. 2 kg per metro di barca, anche qualcosa di meno se è un’ancora di ultima generazione a tenuta dinamica e con catenaria abbondante.
La seconda regola è scegliere un’ancora che possa andare bene per i fondali che battiamo, visto che alcune ancore sono performanti per fondali fangosi, altre vanno bene sulle alghe e sulla posidonia (dannatamente scivolosa e compatta) altre sono perfette per le rocce, ma nessuna sarà adatta a tutti i tipi di fondali. Direi quindi che dovremmo avere un’ancora di servizio adatta alla maggior parte dei fondali sui quali navighiamo e un’altra (detta “di rispetto”) adatta ad un altro tipo. Migliore è la forma, minore sarà il peso necessario.
Ultima considerazione, se avete una barca a motore o a vela, farà differenza all’ancora, avrete un brandeggio differente, un motoscafo ha poca carena e molta sovrastruttura e viceversa una barca a vela. Facile capire quale offra più resistenza al vento.
Ecco le forme più usate:
1 - Ancore a ceppo: molto efficienti ma adatte alle navi. (Anche sulle navi vanno scomparendo) Sono perfette su tutti i fondali Posidonia compresa, ma sono enormi e non maneggevoli. La più famosa è il modello Ammiragliato.
2 - Ancore a vomere o ad aratro: CQR (acronimo di SECURE) e Delta, discrete su tutti i fondali ma non eccezionali.
3 - Ancore a cucchiaio: Bruce, Spade, Rocna, Ultra, ottime, molto usate dai diportisti.
4 - Ancore a marre articolate: Danforth, eccezionale su sabbia ma inutile su posidonia.
5 - Ancore a grappino o ad ombrello: richiudibili e adatte come ancora di rispetto o per piccole imbarcazioni di servizio o per ancoraggi brevi e provvisori in condizioni ottimali.
6- Ancore a tenuta dinamica: Ultra e Mantus, con rollbar sono auto raddrizzanti appena vanno in tiro, anche se sul fondo arrivano girate o sottosopra. Aumentano la tenuta con l’aumento del tiro. Si spedano solo a 80/90 gradi.
L’esperienza vuole che a bordo si debba avere l’ancora principale, scelta tra quelle elencate, una di rispetto, magari una Danforth in alluminio (ebbene sì) leggera e richiudibile, come ancora di riserva per fondali sabbiosi e una ad ombrello da tenere a poppa con la sua catena di un paio di metri (per non usurare la cima sugli scogli e dare un po’ di peso alla linea) da usare per fissare la poppa a terra o per una breve sosta su un fondale roccioso).
Va ricordato anche che è perfettamente inutile avere un’efficientissima e costosissima ancora se non sappiamo ancorare. Per imparare bene iniziate a evitare il pagamento della boa nella baia che più vi piace e cercate di esercitarvi in tutte le condizioni. Uscite d’inverno e provate e riprovate.
L’uso della catena è importante quanto la scelta dell’ancora. Filare fuori bordo una lunghezza di catena pari a 3/5/7 volte il fondale (in base alle condizioni meteo e alla durata dell’ancoraggio) permetterà all’ancora di lavorare con un tiro PARALLELO al fondale ottimizzando la tenuta.
Inoltre il peso stesso della catena che si adagerà sul fondo per parecchi metri, permetterà di tenere una sorta di ammortizzatore degli inevitabili strappi dovuti al moto ondoso e che in genere, (in assenza di adeguato calumo) determinano lo spedamento dell’ancora stessa o il suo movimento sottovento (ancora che ara).
Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.