Ricordo ancora con tenerezza le mie prime uscite in deriva. Era la fine degli anni 70 e dopo aver sognato la vela da quando ne avevo avuto consapevolezza, mi trovavo a bordo di un 470. Barca poco adatta alla scuola come sapete ma i mezzi del club erano quelli e ci si adattava. Symphony era il suo nome ed era inverno. Io avevo i jeans, le scarpe da tennis e un maglione o due sotto il kway. Il giubbotto di salvataggio ovvio, ma quello a stola della Tirrenia … ah ah ripensandoci ora mi sorprendo di come non abbia smesso subito di fare vela. Ovvio abbiamo scuffiato e tra l’altro (eravamo all’ingresso del porto di Catania) la barca si è messa a coltello e l’albero si è letteralmente piantato sul fondo di fango. La scena era fantozziana, ma eravamo ragazzetti neofiti con tanta passione e pochi denari. Abbiamo imparato tanto da quella lezione e da altre nel corso del tempo. La lezione più importante è stata quella di avere l’abbigliamento adeguato alla situazione.
Non dico per questo che dovete essere alla moda. I bretoni per esempio ancora vanno per mare con incerate di gomma gialla e da quelle parti il mare non fa sconti a nessuno. Oggi però il panorama dell’abbigliamento tecnico è veramente ricco e non ha costi proibitivi come un tempo.
Vediamo le caratteristiche che dovrebbe avere un abbigliamento tecnico in base alla disciplina che scegliete o in base alle navigazioni che fate.
Muta d’obbligo. Oggi esistono in commercio mute sia invernali che estive a spessore variabile dai 3 mm per l’estate a 4/5 mm per l’inverno. (esistono anche stagne) In genere le braccia hanno spessore inferiore per permettere una maggiore mobilità. Se siete kiter sarà utile un piccolo casco galleggiante per proteggervi la testa dai colpi della tavola vostra o di altri. Se siete velisti, dovrete aggiungere un paio di stivaletti (tipo sub) antisdrucciolo e un bermuda imbottito per proteggere la muta dallo sfregamento in coperta con bozzelli e antiskid vari. Salvagente obbligatorio, a corpetto, morbido, proporzionato al vostro peso. Mettete sempre in preventivo uno o più bagni e molto esercizio fisico.
Cerata in due pezzi. Salopette e giacca, sono infatti più gestibili in caso di cambio di temperatura improvvisa … per esempio in poppa col sole fa caldissimo e non appena ci si mette di bolina, magari all’ombra del genoa, fa freddo. Poi può capitare di fare pipì e allora la cerata intera è scomoda. Stivali d’obbligo. Io uso quelli piccoli con cerniera interna in neoprene, pratici, non completamente stagni ma in caso di caduta in mare, molto più gestibili e leggeri. In tasca il coltello da marinaio può essere molto più utile del telefonino che è meglio lasciare in cabina.
In genere potremmo aggiungere che la tipologia di abbigliamento non può che essere adatta al tipo di navigazione che facciamo, se facciamo una uscita a vele bianche (senza spi) sotto costa con poco vento e la famiglia, a parte delle buone scarpe, non sarà necessario molto. Se invece amate le regate (anche amatoriali) allora l’abbigliamento è decisivo in quanto vi troverete sulla linea di partenza con vento, onda, talvolta la pioggia e via dicendo.
Per chi naviga sempre in motoscafo le esigenze saranno sicuramente di meno in quanto si sa, a parte i gommoni e le barche aperte, la plancia e la consolle sono sempre in cabina, protette da tutte le intemperie. Ovvio serve veramente poco, ma quando si parte o si arriva in porto, poter uscire dalla plancia per mettere i parabordi o recuperare la trappa senza scivolare sulla coperta bagnata è fondamentale.
Quindi oltre ad una giacca cerata da tenere sempre pronta in caso di pioggia, le scarpe da barca (buone) sono indispensabili.
Un discorso che vale per tutte le tipologie di navigazione (escuso il surf e il Kite) è quello degli occhiali. Navigare controsole è praticamente accecante, peggio che in auto dove non esiste il riflesso dell’acqua. (gibigiana)
L’unica lente che riduce decisamente la gibigiana è quella polarizzata. Le lenti polarizzate non costano una fortuna come vogliono farvi credere. Basta qualche decina di euro (50 in su) per avere dei buoni occhiali. Per sapere se il vostro ottico è onesto quando dice che le lenti che avete in mano sono Polaroid (brevetto) prendetene due paia (di occhiali) e sovrapponeteli tenendoli a 90 gradi tra loro e guardateci attraverso; se non vedete niente, sono polarizzati. La polarizzazione è costituita da una serie di lamelle orizzontali (come una veneziana per intenderci) che impediscono il riverbero e lo filtrano fino all’80% aumentando nel contempo il contrasto.
Di contro, non vedrete un accidente sui quadri elettronici, solo un garbato arcobaleno.
Ricordatevi sempre che devono essere tutti in plastica e legati al collo o al colletto della maglietta.
Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.