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Il Windsurf

IL WINDSURF




A molti di noi è capitato di vedere spesso l’allegro zigzagare dei windsurfisti intorno alla nostra barca ormeggiata in baia o di averli visti in spiaggia. Forse molti di voi hanno provato a usarlo e forse qualcuno ha anche continuato. Chi scrive è un innamorato del windsurf e io lo considero lo sport più bello del mondo.
Vediamo un po’ di storia di questa disciplina che ha rivoluzionato il modo di usufruire il mare.

Il primo prototipo risale al 1935 ad opera di Tom Blake ma solo nel 1967 Jim Drake brevettò una tavola a vela con caratteristiche simili a quelle odierne. (Fondamentalmente la vera modifica fu l’inserimento di un piede d’albero a snodo cardanico) e pur con una rincorsa tecnologica senza paragoni, il sistema è rimasto lo stesso anche oggi.   Paradossalmente nonostante l’invenzione e il successivo sviluppo fossero made in USA, il vero lancio avvenne in Europa con la creazione della “Windurfer ten cate” nel 1972 e successivamente sempre in Europa, in Svizzera stavolta, quattro anni dopo nasce la “Mistral”. Da quel momento, sino al 1990 lo sport del windsurf divenne una moda e un’attività sportiva completa ed esaltante che coinvolse milioni di giovani in tutto il mondo. Ricordo che nel 1982/83 vi erano negozianti in Sardegna che vendevano più di 300 tavole al mese e non riuscivano a soddisfare le richieste.

Ma a cosa si deve il successo del windsurf? Intanto alla sua iniziale economicità. Un corso di 6 ore costava poco e una tavola usata pure. Con qualche soldo risparmiato, chiunque poteva cimentarsi. Poi il fascino impagabile della lotta contro gli elementi... stringere un boma con le mani salde e controllare una vela da 6.50 metri  con vento forte non era da tutti e ancora i trapezi non esistevano. Le luci argentate sull’acqua, gli spruzzi, i numeri davanti alla spiaggia, insomma era affascinante davvero.

Poi, nel tempo, come avviene per quasi tutto, qualcosa è iniziato a cambiare. Il settore del windsurf ha offerto il fianco allo sviluppo tecnologico, proprio perché era sport appena nato ed in continua evoluzione. Allora si è iniziato ad accorciare le tavole, a sezionare gli alberi e farlo scomponibile, a usare carbonio per alleggerire tutto, a steccare vele e aumentarne la superficie, a estremizzare ogni cosa fino ad arrivare al foil.

Beninteso io non ho niente contro lo sviluppo e la ricerca anzi, io stesso sono grato infinitamente all’inventore del trapezio. Io mi ci siedo dentro tipo poltrona da barbiere e vado via senza sforzo. Ma come per ogni cosa, se si estremizza troppo, si restringe inevitabilmente la pletora di utilizzatori sia per i costi che per la tecnica.

Facciamo qualche esempio. Se io utilizzo una tavola con deriva e una vela da 6/7 mq, avrò un range di utilizzo che varia dai 5 ai 25 nodi. Cioè posso usare la tavola tutti i giorni dell’anno. Se invece utilizzo una tavola sinker (che affonda) e una vela simile, avrò certamente velocità di punta maggiori e raggi di manovra più stretti, salti ecc … ma ridurrò di molto le mie uscite e sarò costretto ad aspettare il vento forte. Ci sono decine di compromessi tra questi due estremi ma la sostanza è la stessa, come per la scelta di una barca, bisogna soprassedere alle mode e capire il vero utilizzo che ne faremo e anche l’età ovvio, visto che tavole piccole, leggere e performanti richiedono fisici adatti, elastici e resistenti oltre ad una tecnica diversa.


 

Ma come si governa un windsurf visto che non possiede un timone?


Se avete nozioni base di vela sarà più facile comprendere.
Per avvicinarsi al vento, quindi per orzare, occorre spostare a poppa il centro velico e lo faremo inclinando leggermente indietro l’albero con la vela. Viceversa per poggiare e allontanarsi dal vento lo porteremo avanti. In questo modo lavoreremo in antagonismo con il centro di deriva che sta sott’acqua e che non possiamo modificare. Se poi siamo veloci e planiamo, sarà sufficiente far pressione coi piedi sul bordo verso il quale ci vogliamo dirigere. Come negli sci.

Per la partenza è sempre meglio avere il vento al traverso (90 gradi) alle spalle e mettendoci coi piedi a cavallo dell’albero possiamo recuperare la vela e partire. Se invece abbiamo una tavola piccola saremo costretti a fare una water start, una partenza dall’acqua, con tavola posizionata di lasco e piede di poppa sulla tavola, poi, sopravento, solleviamo la vela dall’acqua e ci lasciamo sollevare dalla forza del vento... se la sapete fare è meno faticosa che la partenza tradizionale. (Anche perché quella tradizionale di recupero vela dalla tavola non si può fare con tavole piccole in mare formato)

Non voglio farvi un corso, ma se amate il mare veramente, saper andare in windsurf sarà fonte di grandi, grandissime soddisfazioni.



 

Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.



  • Pubblicato il
  • 12/08/2019

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