Nella ricerca delle comodità a tutti i costi l’uomo si è sempre dato da fare per rendersi la vita più piacevole possibile. Così, nel corso del tempo le abitazioni più moderne sono ormai automatizzate, nell’auto più economica è presente sempre un climatizzatore, i finestrini con la manopola non esistono più e così via per una interminabile sequenza di accessori o automazioni che mirano a semplificare la vita. In effetti poi non è proprio così perché sappiamo bene tutti quanto può essere capricciosa l’elettronica.
In barca il progresso tecnologico non poteva essere da meno, e si è passati quindi da un mezzo di trasporto o di lavoro ad un mero uso ludico (diporto). La barca si colloca proprio come oggetto facoltativo e quindi terreno perfetto per concentrare tutta l’elettronica e i comfort possibili.
Visto che la barca per diporto si usa quasi sempre in estate o in luoghi caldi, è facile immaginare anche quanto sia necessario avere a bordo un buon sistema refrigerante (climatizzatore) soprattutto se la barca è scura. Inoltre, e qui veniamo al punto, diventa altresì necessario avere un refrigeratore alimentare, un frigorifero di bordo insomma.
In commercio ne esistono molti modelli per tutte le tasche e le esigenze, ma prima di esaminarli vediamo in cosa consiste un frigo di bordo e come funziona.
Vi sono diversi tipi di frigoriferi di bordo. Il primo, adatto a imbarcazioni piccole, tipo gommoni o barche open è il classico bauletto frigo da collegare alla presa dell’accendisigari, si porta in barca per la giornata e si riporta poi a casa con i vuoti e le bucce del melone. Semplice, economico e leggero.
Per barche medie si usano i frigoriferi a celle di Peltier. Le celle di Peltier non sono altro che elementi elettro termici che sottoposti ad una differenza di potenziale (un flusso di corrente) scaldano da un lato e raffreddano dall’altro. Strano ma vero. Quindi se da un lato avremo una superficie fredda, perfetta per le nostre bibite, dall’altra avremo il problema di dissipare l’eccesso di calore generato. In inverno o almeno col freddo, potremo usarlo invertendo la polarità, per riscaldare gli alimenti. Il rendimento in termini di vantaggio assorbimento/resa è pessimo visto che tutta l’energia se ne va in calore (un po’ come le lampadine col filo di tungsteno) ma è un compromesso per il momento accettabile.
Il frigo per antonomasia invece è il classico frigo come quello di casa che ha un compressore che permette la circolazione di un gas frigorigeno. Con quest’ultimo tipo di refrigeratore avremo potenza sufficiente a creare anche del ghiaccio.
Anche se sembrano sistemi differenti, anzi, lo sono, tutti i sistemi di raffreddamento a bordo hanno una cosa in comune. L’energia. In casa poco male, abbiamo la rete e basta una spina. In barca non è così e ormai le utenze energivore iniziano a essere tante e la fame di corrente aumenta.
Entrambe le tipologie di frigoriferi si alimentano a 12/24/220 volts, con amperaggi mica da ridere.
Diventa vitale ora, se pensate di montare un frigo in barca, separare il circuito di alimentazione servizi (frigo compreso) da quello del motorino di avviamento che deve rimanere sempre indipendente e non compromesso. Perché rimanere senza le birre ghiacciate è una cosa, rimanere fermi in baia o farsi rimorchiare o peggio, non poter ripartire quando il meteo butta male è un’altra cosa.
Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.