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I razzi di segnalazione. Utilizzo e smaltimento



Siamo ancora una volta a parlare di un argomento scomodo. Tra le dotazioni di sicurezza previste per TUTTE le navigazioni, sono previsti obbligatoriamente i razzi o le boette in quantità variabili secondo le seguenti tabelle:
  • senza limiti dalla costa (3 boette fumogene, 4 fuochi a mano a luce rossa e 4 razzi a paracadute a luce rossa);
  • entro 50 miglia (2 boette, 3 fuochi e 3 razzi);
  • entro 12 ed entro le 6 miglia (2 boette, 2 fuochi e 2 razzi);
  • entro le 3 miglia (una boetta e due fuochi).
Le stesse dotazioni sono hanno una durata di 42 mesi dopodiché vanno smaltite. In genere (per fortuna) sono ancora dentro la sacca prevista.

Lo smaltimento dei razzi nautici scaduti

Prima di affrontare l'argomento dello smaltimento, vediamo da cosa sono composte le materie prime dei razzi.

La materia prima è la polvere nera che rappresenta “il più antico esplosivo in polvere utilizzato dall'uomo. Utilizzata per secoli, soprattutto dopo il 1400 e fino al 1890 come propellente per il caricamento di munizioni. Attualmente, il suo principale uso è in pirotecnica, per le cariche di lancio e di scoppio di fuochi d'artificio, oppure miscelata ad altri ingredienti, per torce, fiaccole ed artifizi di segnalazione. Presumibilmente, fu inventata nel secolo IX e composta da salnitrocarbone vegetale e zolfo. Come sempre accade quando mancano i dati precisi, specialmente quando si tratta di un avvenimento di così vasta ripercussione mondiale, molti popoli se ne sono contesi e se ne contendono il merito.” (Fonte: Wikipedia)

Non vi sono certezze sulla provenienza e sull’origine anche se molte teorie la vedono affermarsi in Cina ai tempi di Gengis Kan.

Ad ogni modo quello che ci interessa è che i razzi da segnalazione sono comunque classificati come materiale esplosivo o pirotecnico e quindi la loro conservazione, il loro uso, e il loro smaltimento (nota dolente) prevedono un’apposita legislazione (peraltro carente sullo smaltimento) e apposite procedure.

I razzi nautici, una volta scaduti, devono essere smaltiti e i recenti decreti prevedono che il cliente li porti dove li ha comprati e che il negoziante li stocchi in appositi depositi (sottoposti a legislazione serrata) prima che il produttore o l’importatore li prelevi e li trasporti (con apposto mezzo …) nei depositi atti al loro brillamento o smaltimento.

In altri termini: un macello. Gli uffici delle capitanerie storcono il naso e sono evasivi o rimandano – giustamente – alla normativa. I negozianti non sono attrezzati per il ritiro e/o non sanno dove mettere e stoccare i razzi ritirati.

Il risultato finale di questo intrico e che ci si ritrova sempre coi razzi nuovi e con quelli vecchi che non sapendo dove metterli, si tengono in barca insieme ai nuovi.

Ma attenzione, perché la polvere pirica o polvere nera è soggetta a deterioramento col tempo, e la chimica e le reazioni di ossidoriduzione che sono alla base della deflagrazione, possono innescarsi a sorpresa.

Tenerli in barca, no, tenerli in casa, no, usarli a capodanno è vietato e pericoloso (sono scaduti) insomma dove conservarli? Non si sa. É vero che c’è un buco legislativo, non a livello di norme, ma di logica. La normativa attuale, se applicata da tutte le parti in causa, porterebbe i costi dei razzi a prezzi impossibili.

Come rendere inerte un razzo a polvere pirica

Se il razzo è di cartoncino o di plastica (nel caso dei razzi in alluminio non c'è nulla da fare), è possibile:
  • aprirli
  • versare le polveri in una bacinella di acqua
  • tenerli almeno 4 giorni per rendere le polveri inerti.
Fatto? Perfetto. Ora si pone il problema del residuo secco. E in questo caso, la normativa non esiste proprio. E si torna all'inizio del problema.

I razzi di segnalazione elettronici

In aiuto al settore, finalmente, stanno arrivando (i primi sono già in commercio) i razzi elettronici.

Sono nuovi presidi  che invece di una fonte luminosa fornita da una piccola esplosione e conseguente combustione di sostanza illuminante, forniscono la stessa (se non maggiore) fonte luminosa con luci elettroniche di vario tipo e durata. I vantaggi, oltre all’evidente bypass dello smaltimento (e non è poco) sono anche relativi alla portata (fino a 5/7 miglia) e all’autonomia. E sull’autonomia non c’è proprio storia, si parla di 20 ore rispetto ai pochi secondi di un razzo a paracadute!! Non c’è che dire.

Al momento nessun regolamento impedisce di avere a bordo dotazioni in aggiunta a quelle obbligatorie e infatti molti diportisti iniziano a portare a bordo entrambe le soluzioni.

Per il momento è tutto, torneremo presto sull’argomento (perché ci sta molto a cuore).


Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.

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