Eccoli, sono sempre in agguato, sono sempre di più e se te lo ritrovi accanto in banchina ti guasterà la vacanza.
Non ha rispetto, non ha classe, non sa andare in barca e non conosce le regole etiche del mare. Chi è?
Ma è il cafonauta!
Il cafonauta altro non è che il cafone che trovi in auto, solo che stavolta sta in mare.
In auto, non rispetta le regole, è prepotente, ti fa i gestacci, se può ti frega il parcheggio, alza la voce e suona sempre il clacson. Insomma un primitivo senza educazione.
In mare purtroppo, complici gli architetti e i designer che hanno trasferito in mare i lay out aggressivi delle auto (ne abbiamo già parlato) si verifica la stessa cosa.
Il nuovo benessere di alcune classi sociali ha creato una nuova era di uomini di mare. Che di mare in realtà ne vedono poco in quanto fanno vita da banchina e la loro barca diventa né più né meno come una villetta galleggiante.
Purtroppo arginare il fenomeno è impossibile e i costi proibitivi di alcune imbarcazioni non solo non frenano il malcostume ma paradossalmente ne attirano di più che in passato.
Diciamo che la barca da diporto, oltre che per la navigazione, da sempre è stata considerata ANCHE uno status symbol.
Purtroppo negli ultimi decenni si è invertita la tendenza e la barca è diventata uno status che talvolta naviga.
Questa inversione di tendenza ha creato il cafonauta, sì perché in mare ci vuole rispetto, amore, competenza e molta, molta umiltà. Tutte doti e qualità sconosciute al cafonauta.
Vediamo qualche comportamento da cafonauta tra i più noti:
Questi sono i cafoni a terra, ora vediamo in mare qualche comportamento da “codice rosso”.
(ah se avessi avuto un bazooka talvolta …)
Una volta con il nostro natante di mt. 7.50 siamo entrati a Cala napoletana (Caprera). Chi la conosce sa quanto è piccola e quanto sia complicato ormeggiarsi quando c’è molto traffico. Bene noi siamo arrivati tardi e, giustamente, ci siamo ancorati un po’ defilati verso l’esterno della baia visto che non c’era altro posto, rispettando chi era lì prima di noi. Ad un certo punto un’ imbarcazione di una ventina di metri, presa a noleggio da un gruppo di amici, una decina, stranieri (non dico la nazionalità per non fare polemiche) hanno ancorato accanto a noi. Non dico accanto ma attaccati, la loro catena dell’ancora la potevamo toccare dal pozzetto a poppa. In alto, il marinaio sorrideva dicendo che era tutto sotto controllo. Ma non era assolutamente una situazione idilliaca.
Ad un certo punto, con il viso scuro, irritati da tale invadenza, iniziamo a salpare per trovare un luogo diverso e più tranquillo e loro, tutti, dopo averci preso per i fondelli, hanno iniziato a ridere. Le risate in coperta hanno fatto uscire dalle cabine le loro donne che conoscevano tutto il repertorio di parolacce italiane e ci hanno deliziato le orecchie.
“Cornuti e mazziati” come direbbero a Napoli, ma purtroppo sono fatti comuni e se andate per mare sicuramente li conoscete anche voi.
Non abbiamo altre armi che il telefonino per segnalarli immediatamente alle autorità, prima che facciano danni, oltre che dare noi il buon esempio.
Il rispetto in mare inizia da queste piccole cose.
Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.