Nell’immaginario collettivo, il profondo blu mette paura. Io stesso non riesco a fare il bagno al largo con grande naturalezza. In effetti mi incute timore non vedere il fondo o vedere i raggi del sole convergere verso il buio. E noi siamo “uomini evoluti” rispetto ai marinai dei secoli scorsi. Eppure questa paura ancestrale, legata alla sopravvivenza, di non diventare “cibo” per qualcun altro, non è ancora scomparsa. Pinocchio e Il soldatino di stagno, finiti nella pancia di pesci giganti hanno lasciato il segno nella nostra infanzia. Non sappiamo cosa possa sbucare dagli abissi, anche se in realtà lo sappiamo benissimo. Ma tant’è.
Abbiamo letto o visto al cinema infinite avventure legate ai mostri marini. Vediamo di ricordare i “mostri” più famosi:
Del Leviatano si parla solo nella Bibbia. Un mostro marino dalla forza inaudita, capace di uccidere e divorare le sue prede. L’aspetto era simile ad un enorme coccodrillo che agiva come castigo in nome di Dio. È vero, se fino al 1600 o giù di lì, la poca cultura veniva dispensata dalla chiesa e tenere il volgo in condizioni di soggezione e paura era un gioco da ragazzi, la cose sono cambiate con l’accesso al sapere ma la paura è rimasta.
Il calamaro gigante, tra tutti i mostri marini è sicuramente il meno fantasioso. Non sono nuove le notizie di calamari giganti lunghi dai 4 ai 6/8 metri ma ne sono stati trovati esemplari morti e spiaggiati, fino a 18/20 metri (ritrovati in Giappone). Ora è vero che i calamari non attaccano l’uomo, almeno non credo, ma quando Giulio Verne scriveva le sue 20.000 leghe sotto i mari, raccontava di questo enorme calamaro che attaccava il sottomarino Nautilus. E, fermo restando che i calamari giganti attaccano i capodogli (almeno dicono) è anche facile pensare che le navi di una volta, piccole, in legno, viste da sotto, agli occhi del cefalopode, non erano difatti molto diverse dalla sagoma di un cetaceo, quindi chissà, magari qualche attacco a qualche piccolo vascello in passato ci sarà anche stato e questo ha certamente contribuito a diffondere le voci di mostri marini che attaccano le navi. In fondo ogni leggenda ha una base di verità. Non è raro che gli squali attacchino i surfisti scambiando le forme delle tavole per otarie o foche.
Qui siamo nel campo del probabile in quanto gli abissi sono ancora in parte misteriosi e ogni tanto gli zoologi scoprono un nuovo abitante (in genere mostruoso). Su alcune spiagge dell’oriente sono stati ritrovati cadaveri di pesci di forma serpentiforme con lunghezze variabili dai 4 agli 8 metri. Chissà, magari qualche esemplare in passato è arrivato a lunghezze superiori, in fondo anche i mammuth e gli altri animali preistorici erano di dimensioni superiori alla media attuale. Forse nelle profondità degli oceani, qualcuno è sopravvissuto. Il famoso mostro di Loch Ness, sembrerebbe infatti un serpente marino sfuggito all’estinzione dei grandi animali del passato e pare che il lago scozzese nel quale è stato avvistato diverse volte sia collegato al mare da una serie di laghi sotterranei. Se a questo aggiungiamo l’atavica paura di tutti dei serpenti, il terrore è servito. La fantasia non manca di certo ai contastorie. Quindi … chissà.
Lo squalo balena il pesce più grande mai censito, è un pesce innocuo. Ma lo sappiamo solo ora che è stato studiato. Cugino più grande dei suoi simili, famosi per gli attacchi all’uomo, per secoli è stato classificato come pericoloso. Immaginate la sua lunghezza che arriva anche ai 12 metri quanto timore potesse incutere ai marinai dei secoli scorsi che lo vedevano nuotare placidamente a pelo d’acqua come è solito fare. Mostro sì ma amichevole. Invece lo squalo bianco, lo squalo martello e qualche altra famiglia, sono pesci che è meglio evitare anche se la loro fama va di pari passo con la loro fame. Non attaccano mai se sono sazi. Ma siccome non lo possiamo sapere, è meglio non averci troppo a che fare. Purtroppo per lo squalo, la fama da “cattivissimo” che ha ereditato dal film di Spielberg del 1975 è dura a morire. E lo squalo bianco è in testa alla classifica dei predatori del mare.
Beh qui c’è veramente poco di mostruoso, il capodoglio è un cetaceo e come tutti i suoi simili si nutre di plancton o al massimo di krill. Innocuo sicuramente, ma anche lui fino al secolo scorso viveva la sua fama di mostro ereditata dai racconti di Melville. Ad ogni modo, trovarsi in acqua, sopra una lancia di legno di pochi metri, a remi, con un arpione in mano e un paio di capodogli nervosi, sicuramente non era una passeggiata e i racconti dei balenieri nelle osterie saranno stati gonfiati sicuramente ma la paura era una costante dell’andare per mare. Ma non è anche questa una fascinazione?
Oggi invece i mostri siamo noi umani che non riusciamo a fermare la macchina della plastica o dell’inquinamento. I veri mostri marini, hanno due gambe e spesso il colletto bianco.
Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.