Siate sinceri, a chi non è capitato di annoiarsi in spiaggia? A me sicuramente e sicuramente mi irritano le partite di pallone (vietate), quelle di racchettoni, i gavettoni e via discorrendo. Ormai veramente stare in spiaggia diventa un’impresa e il lettino (quando c’è) non è più occasione di riposo ma spesso di litigio.
Allora che fare? Se adorate il mare ma non sopportate i bagnanti chiassosi, non vi rimane che dedicarvi a qualche attività non solo salutare, ma anche emozionante.
Si può partire, come facevamo da ragazzini, solo con un materassino come appoggio e la maschera con le pinne. Fare una esplorazione lungo la costa può riservare piacevoli sorprese e incontri ravvicinati con qualche bel pesce.
Ma se siete persone più dinamiche potete optare per qualcosa di più tecnico.
A prezzi decisamente abbordabili potete acquistare una piccola canoa in polietilene (più “morbida” e resistente agli urti) o in vetroresina (più rigida e fragile ma più facile da riparare), una pagaia, il giubbotto salvagente (obbligatorio) una borraccia per l’acqua e la crema solare. Potete imparare anche da soli se avete un po’ di piede marino. Qualche caduta o rovesciamento davanti alla riva, un po’ di pazienza, poi il corpo registra i movimenti necessari per l’equilibrio e il gioco è fatto. Buone avventure. Si può optare anche per una biposto per coinvolgere qualcuno ma secondo me è meglio averne due singole per essere più indipendenti.
Acronimo di Stand Up Paddle (remata in piedi) ha preso piede negli ultimi anni in tutto il mondo grazie alla sua versatilità. Fondamentalmente è una tavola come quelle da windsurf (ne esistono molti modelli pneumatici) sulla quale si sta in piedi e si pagaia. Ne avrete viste ogni giorno sia in spiaggia che in rada (è facile stivarle e usarle come tender). È sicuramente una bella palestra soprattutto in presenza di onda e vento. È uno sport crossover che cioè riunisce appassionati di altre discipline.
Abbiamo dedicato un intero articolo a questo meraviglioso modo di solcare il mare. Ma non possiamo non includerlo in questo elenco di sport acquatici. Dalle tavole scuola (grandi, con molto volume e vele piccole) a quelle da slalom (piccole con poco volume) a quelle free ride, alle tavole da race, la gamma è ricchissima di modelli per tutti i gusti, da chi vuole solo passeggiare a chi vuole sfidare condizioni estreme.
Nato negli anni 60/70 è uno sport che ha conosciuto una ricca evoluzione raggiungendo quasi la perfezione con l’applicazione dei foils sotto la tavola.
Come in tutte le cose, risente delle mode e delle “concorrenti”. Se negli anni 80, con la sua esplosione, il windsurf si portò via moltissimi atleti e future promesse della vela olimpica, da qualche anno subisce la concorrenza del kite surf che ha prestazioni superiori a fronte di una minore difficoltà.
Nato anch’esso quasi in contemporanea col windsurf, per il suo successo deve attendere il perfezionamento dell’attrezzatura (non ancora finito). Il kite, a fronte di una tecnica di apprendimento più semplice del windsurf, ha come limite lo spazio necessario per praticarlo. Escluse quindi le spiagge affollate e l’alta stagione. Se pensate che un’ala ha una superficie tra i 6 e i 12 mq e che è controllata da linee lunghe 25 metri, è facile intuire che non si possa praticarlo ovunque. Inoltre per un principiante è facile che le linee stesse gli possano creare problemi di sicurezza propria e di chi bazzica intorno (quando l’ala prende pressione di botto, le linee diventano molto taglienti ed è meglio non avere mani o dita in mezzo). Inoltre il sistema di sgancio di sicurezza non è ancora perfezionato e talvolta può risultare spiacevole non potersi sganciare per tempo. Qui è sicuramente necessario fare un corso e non improvvisare. Di bello c’è che lo porti ovunque, uno zaino sulle spalle con dentro ala e pompa e la tavola sottobraccio. Cosa che non puoi fare con altri sport.
Si tratta di una piccola tavola (di varie fogge e dimensioni) sulla quale trova posto il praticante che tiene in mano un apposito aquilone. Nato anch’esso nello stesso periodo e poi accantonato per l’esplosione del windsurf che ha pilotato tutto l’ interesse, la ricerca e lo sviluppo, sta tornando sulle spiagge proprio ora per via dei foils. Infatti alla sua nascita, l’ostacolo più grosso al suo sviluppo è stata la sua lentezza. L’aquilone infatti non aveva molta superficie e la tavola non riusciva a planare. Ora che vengono applicati i foils ovunque, viene meno il suo più grosso difetto e la ricerca è ripresa con grande velocità facendone un must dell’estate 2019. Con i foils infatti la resistenza all’avanzamento e l’acqua trascinata, scompaiono, permettendo all’attrezzatura e all’atleta velocità impensabili con così poca superficie velica.
Allora, se già non siete pratici, ponetevi qualche obiettivo per la prossima stagione e poi potrete dire: spiaggia... bye bye...
Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.