Il fondo del mare è pieno di relitti, molti dovuti ad affondamenti in tempi di guerra e molti altri invece per il naufragio sugli scogli o su qualche basso fondale.
In caso di mare mosso e scarsa visibilità infatti, la cosa più pericolosa è la costa. Sui bassi fondi caraibici ancora giacciono decine di relitti di antichi galeoni che se avessero avuto un ecoscandaglio moderno, probabilmente l’avrebbero fatta franca.
A quei tempi infatti l’unico scandaglio disponibile era costituito da una cima fornita di nodi o colori e un peso all’estremità. Si immergeva a prua, si avanzava adagio e si aveva in tempo reale la profondità dell’acqua. Certo l’incaglio era in agguato e il sistema era inefficace in navigazione, lo stesso infatti funzionava solo a nave quasi ferma in prossimità della costa.
Questo metodo, con diverse modernizzazioni meccaniche (a molla antagonista o a tubo a pressione), resistette sino al luglio 1913 anno in cui Alexander Behm brevettò un’invenzione che rivoluzionò il settore. (Per correttezza segnalo che 8 anni prima un inventore norvegese pubblicò la stessa invenzione su un giornale scientifico)
Ad ogni modo, ricopiando ancora una volta il mondo animale e questa volta quello dei mammiferi marini, che comunicano con segnali ad ultrasuoni simili al sonar, si mise in produzione un apparecchio che trasmettesse sott’acqua degli impulsi elettronici e ne registrasse il rimbalzo sul fondale e ne interpretasse graficamente il risultato. Nasce l’ecoscandaglio.
Con l’era digitale e l’abbassamento dei costi, l’ecoscandaglio è diventato un utilissimo strumento adatto a tutte le imbarcazioni da diporto e l’offerta commerciale è molto ampia.
Innanzi tutto si procede su tre strade:
Un navigatore a vela, ma anche a motore che fa crociera con la famiglia, sarà più propenso all’acquisto di un ecoscandaglio che gli riveli il basso fondale, per poi mangiare pesce fresco al ristorante.
Chiarita questa prima grossa differenza vediamo come è composto un ecoscandaglio classico.
I tre elementi sono:
Di trasduttori esistono diversi tipi, quello che si monta a poppa, sotto la plancetta (barche a motore) senza forare lo scafo, quello che si monta forando lo scafo nella parte più bassa dello stesso (in genere per barche a vela in quanto pescano di più) e quello, meno efficace per ovvi motivi, che si fissa internamente allo scafo (senza foro) e trasmette un segnale meno efficace in quanto l’impulso deve superare due volte lo spessore del materiale dello scafo.
Ma come fa un trasduttore a capire cosa sia un banco di pesci e cosa sia uno scoglio? Semplice, l’apparecchio invia due impulsi uno a bassa frequenza a 24 khz circa e l’altro a circa 200 khz che non interferiscono tra loro. Il segnale a bassa frequenza sarà più debole e si fermerà al primo ostacolo (alghe, un banco di pesci ecc …) mentre l’altro ad alta frequenza “bucherà” l’ostacolo molle fino a trovare il fondale vero e proprio.
I monitor a colori di ultima generazione possono essere anche in 3D per rendere la navigazione un videogioco.
Tenendo presente che esistono decine di modelli di ecoscandagli (anche wireless, anche con segnale inviato sul proprio cellulare o tablet da usare come schermo) analizzate le vostre abitudini di navigazione e le vostre tasche.
In commercio esistono infatti apparecchi da 50 euro e da 4.000 euro dipende solo da quello che realmente vi occorre. Dal pescatore in kayak al navigatore solitario in giro per il mondo, esigenze e stili sono tutte soggettive di cui tenere conto all’atto dell’acquisto. Affidatevi ad un rivenditore di fiducia e a marchi noti per avere garanzia di un buon prodotto e tenere le secche lontane dalla carena.