Nel capitolo precedente abbiamo visto le linee generali per la costruzione di una barca di serie. Certo l’argomento non è stato trattato in maniera dettagliata, ma questo blog non vuole essere eccessivamente tecnico ma formare e indirizzare il lettore verso una cultura di mare.
La produzione in serie di barche stampate in vetroresina nasce per abbattere i costi di costruzione altrimenti riservati ad una nicchia troppo ristretta di privilegiati, rendendo l’andar per mare alla portata di quasi tutti. Certo, un po’ come per i vestiti, avere un vestito identico ad altre migliaia di vestiti, potrebbe non soddisfare il nostro ego ma se si vuole risparmiare questa è l’unica soluzione.
Sull’altro piatto della bilancia avremo però una barca forse non super performante ma certamente sicura, testata, con un sicuro valore di rivendita e così via.
Invece, per chi non si accontenta e non ha problemi di budget, nascono i one off.
Lo dice il nome stesso, se ne fa uno e basta.
Quando un armatore ha le idee chiare e vuole un certo tipo di barca, non si adatta a customizzare un modello di serie, vuole sperimentare uno scafo nuovo, allora ha bisogno della SUA barca che non avrà simili.
Al contrario della produzione di serie, tutto il lavoro che precede il varo ha come finalità la produzione di un unico pezzo. Ne consegue quindi che tutto il materiale usato sarà da portare in discarica e non ci sarà uno stampo finale.
Dal progetto dell’ingegnere si passa all’architetto e poi al capo commessa. La nascita di uno scafo one off in sandwich prevede la costruzione di uno scalo (una sorta di cavalletto sul quale si posa la barca) poi si procede alla costruzione di uno scheletro in legno economico (si butterà via) sul quale verranno applicati dei pannelli di schiuma poliuretanica che daranno la forma allo scafo esterno. Una volta smussati, stondati, incollati e messi in forma i pannelli, lo scafo avrà la sua forma definitiva e si procederà alla resinatura e alla stratificazione. In questa fase, per avere un manufatto con una resistenza meccanica superiore, meno peso e non avere problemi di delaminazione, in genere si lavora in sottovuoto.
In poche parole, non appena effettuata la resinatura della fibra di vetro, (mat, stuoie, fibre unidirezionali ecc … ) si realizza un comune sacco di plastica gigante, con nastri adesivi e bocchette di raccordo, il quale, opportunamente collegato ad una pompa di decompressione, si incolla alla superficie appena lavorata e impedisce la formazione di bolle d’aria, incolla gli strati della laminazione in maniera perfetta, elimina per compressione tutta la resina in eccesso alleggerendo il manufatto.
Per capirci meglio è lo stesso sistema che si usa per riporre cuscini e piumoni sottovuoto nell’armadio. Gli stessi vanno riposti in appositi sacchi e collegati all’aspirapolvere per ridurre drasticamente il loro ingombro.
Ovviamente tutto il materiale usato per il sottovuoto è anche quello one off e, a parte la pompa, i tubi e i raccordi, sarà oggetto di smaltimento.
Per quello che riguarda la stratificazione si procede esattamente al contrario di una produzione di serie su stampo.
Si stratificherà lo scafo rovesciato dopodiché, dopo averlo corredato di due selle sotto la carena, si volterà il manufatto con grande attenzione in quanto sarà molto flessibile visto che è ancora privo degli elementi strutturali di irrigidimento (bagli, correnti, ordinate) e si resinerà l’interno con la stessa sequenza o secondo il progetto.
In uno stampo si inizia con il gel coat e si finisce con l’ultimo strato di resina. In uno scafo one off, prima si lamina e si stratifica, sottovuoto o no, poi si conclude con il gel coat e la levigatura e lucidatura.
Come vedete la produzione one off è molto dispendiosa considerando anche che, a differenza di una produzione in serie che prevede controstampate interne per la creazione di strutture, gavoni e arredi di serie, nel progetto singolo è tutto da creare dal nulla il che fa lievitare i costi in maniera astronomica.
Qualcuno si chiederà se a questo punto non converrebbe costruirsi una barca di legno lamellare. In alcuni casi potrebbe essere conveniente, ma superate certe dimensioni i costi del legno sarebbero insostenibili. Inoltre con la stratificazione sottovuoto si può lavorare con carbonio, resine epossidiche ecc… che rendono il manufatto un monolite indistruttibile e leggero.
Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.