Per noi sin da ragazzi, (parlo degli anni 80) ottobre era il mese del Salone di Genova. Una data imperdibile per tutti gli appassionati. A quel tempo facevo vela in deriva, iniziavo col windsurf e studiavo al nautico. Per me era un evento, anzi: l’evento!
Genova regala sempre o una settimana di pioggia incessante da non poter asciugare neanche le scarpe, oppure giornate assolutamente estive (come fa tutt’ora). Per me, studentello squattrinato erano tanti, troppi anche i molti soldi del food and beverage sempre gestito in regime di monopolio e quindi mi portavo da casa una insalata di riso che durava due giorni oppure mi facevo gli acquisti la mattina prima di entrare in fiera.
Ad ogni modo, come tutti, giravo tra i padiglioni ad annusare l’odore delle resine e facevo foto a raffica.
I numeri di quel tempo, sino agli anni 2000 erano numeri da primato, ricordo qualcosa come 350.000 presenze, numeri mai più ripetuti dopo il crollo dal 2007 al 2015. In quegli anni di crisi nera, molti operatori non ce l’hanno fatta e hanno chiuso, falcidiando le presenze in fiera. Ma il salone non muore mai e Ucina , che è la sua anima, ha sette vite. Ecco di nuovo, e per fortuna, il trend presenze di pubblico ed espositori che inizia a risalire costantemente da qualche anno ormai.
La scelta di anticipare la manifestazione alla terza settimana di settembre, quando non anche alla metà del mese ha due correnti di pensiero.
La prima è che si cerca il meteo favorevole e il proseguimento di Cannes in maniera tale che un appassionato possa in pochi giorni di trasferta, vedere due fiere. Poi si cerca di beccare in zona di mare qualcuno che magari a ottobre sarebbe già rientrato nel cuore dell’Europa e alla barca ci avrebbe pensato in primavera.
La seconda interpretazione, in netta antitesi, è quella che vede molta gente ancora in barca per davvero in quanto il clima è ideale e di conseguenza salta l’appuntamento fieristico. Ma i numeri danno ragione alle date e il trend continua a crescere. (Quasi 190.000 visitatori 2019)
Ecco di seguito qualche numero preciso che tasta il polso ad un segmento di eccellenza italica tra i più fragili.
“ ...Per il quarto anno crescita a doppia cifra della nautica. + 20% degli addetti diretti nell’ultimo biennio. Cresce l’export. Italia secondo esportatore mondiale dopo gli Usa.
Il fatturato globale del settore nel 2018 pari a 4,27 miliardi di euro, con un 10,3% in più rispetto al 2017, una crescita ancora a due cifre per il quarto anno consecutivo. L’industria nautica da diporto in Italia ha registrato una ripresa significativa e consolidata: a partire dai minimi del 2013, il fatturato ha registrato un incremento del 75%, una performance che nessun altro settore industriale in Italia è stato in grado di generare.
Aumenta anche il numero degli addetti diretti (per un totale di 22.310, +13,8% sul 2017), così come il contributo della nautica al PIL (2,02‰, in aumento del 10,6% rispetto all’anno precedente).
Cresce, infine, a conferma di un trend positivo per tutto il settore, anche il mercato interno dell’intera industria nautica, con un 10,7% in più, per un totale di 1,48 miliardi di euro, con un aumento specifico del 15,2% per il mercato interno della produzione italiana della cantieristica da diporto.
La ripartizione del fatturato per comparto vede la prevalenza della cantieristica (2,75 miliardi di euro, pari al 64,5% del totale), seguita dagli accessori (1,16 miliardi di euro, per una quota del 27,1%) e dai motori (358 milioni di euro, 8,4% del totale). Positivi, sulla scia degli anni scorsi, anche i dati sulle esportazioni, settore che ha permesso all'industria nautica nazionale di reagire alla crisi degli scorsi anni grazie all’eccellenza della produzione italiana, riconosciuta in tutto il mondo, che confermano il nostro Paese leader internazionale nella produzione di Superyacht (barche sopra i 24 metri).
Questi ultimi vedono ancora una volta il primato indiscusso dei cantieri italiani che, in base al Global Order Book, raccolgono il 46% degli ordini mondiali. Si conferma primo al mondo anche il comparto delle unità pneumatiche per il segmento superiore ai 7 metri.
Fra i settori italiani il cui export è maggiormente cresciuti negli ultimi vent’anni, la nautica si piazza al nono posto assoluto.
La produzione nazionale è molto articolata e di eccellente qualità e tocca diverse tipologie di prodotto.
Ancora una volta le ottime performance delle nostre aziende derivano soprattutto dall’eccezionale richiesta di prodotti italiani da parte dei mercati esteri: soltanto l’export delle imbarcazioni made in Italy vale oggi oltre 2 miliardi di euro... “
(fonte Ucina, salone nautico 2019)
Sono numeri che fanno riflettere e che fanno ben sperare in una stabilità più che in una crescita infinita che, come abbiamo visto negli anni 2008/2014, non è sinonimo di solidità. La crescita non potrà mai essere infinita per una mera legge matematica ma 2.000 barche e quasi 1.000 espositori fanno molto bel sperare.
Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.