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POCA CIMA POCO.... MARINAIO

POCA CIMA POCO... MARINAIO



I cordami a bordo sono tutti uguali? 

Cime, scotte, corde, drizze, cavi... tessili per ormeggio, ancoraggio, tonneggio, in nylon, poliestere, poliamide, manilla, spectra, dyneema, kevlar ecc... boh...

Chi va in barca a vela l’ha imparato a sue spese quanto è importante non promuovere a scotte o cime, cordami da ferramenta. Le vere cime di bordo non si comprano dal rigattiere o in drogheria a pochi soldi al chilo, ma in negozi di nautica... e anche lì bisogna stare attenti (io guardo con un po’ di sospetto chi se le arrotola sul braccio a mo’ di elettricista con la prolunga).
Vediamo qualche suggerimento per non “aggrovigliarci” durante la scelta.


Che utilizzo avrà?

L’uso è determinante per la scelta.
Se devo acquistare una cima di traino per sci o per wake board, sceglierò una cima in treccia di nylon o in polietilene arancione perchè:

 

Il rovescio della medaglia è che non tollera attriti in carrucole, bozzelli, strozzatori ecc.. i nodi sono un po’ “scivolosi” e se troppo stretti, si “ fondono” su se stessi.
Se ho necessità di cambiare le scotte di una barca  a vela, sceglierò un cordame in poliestere con una calza esterna anch’essa in poliestere lanoso per avere più morbidezza al tatto visto che le dovremo maneggiare in continuazione per cazzare o lascare o bloccarle in uno strozzatore.
 
Se ho necessità di sostituire una drizza (per issare le vele) anche se non è lanosa al tatto non mi interessa in quanto la utilizzerò una volta sola per ogni uscita; piuttosto baderò al suo allungamento che dovrà essere il minore possibile se non voglio ritrovarmi a tesarla ogni mezz’ora.

È utile ricordare che in una barca  a vela i cordami a bordo sono chilometrici e... pesano, soprattutto bagnati. La tendenza quindi è di ridurre sezioni e di conseguenza aumentare la qualità e la tenacità.
Le cime in Spectra o in Dyneema (polietilene ad alto modulo) hanno sezioni ridotte e a parità di massa, carichi di rottura da 2 a 10 volte superiori all’acciaio, pensate che per una sezione di 8 mm ci sono quasi 3 tonnellate di carico limite!!!
 
Il rovescio della medaglia è il costo altissimo. Insieme al Kevlar (brevetto Du Pont anni '70) sono riservate all’ambito velico agonistico o, in sezioni ridotte, come linee per paracadute e Kite.
 
La cima dell’ancora invece dovrà essere pesante, affondante, per aiutare la catena nel suo tiro parallelo al fondo marino, ma anch’essa non dovrà essere troppo economica pena l’attorcigliamento in fase di recupero e la impossibilità al suo riutilizzo senza una operazione di sgrovigliamento. Una treccia in poliestere a 8 legnoli (le treccine che a loro volta intrecciate formano la sezione desiderata) sarà il massimo.
 
Per l’ormeggio o il tonneggio (in grandi imbarcazioni si usa tonneggiarsi, fare leva o punto fisso sulle bitte della banchina per poi allinearsi o allontanarsi usando il motore), le cime sarà meglio siano galleggianti (poliammide o nylon) per evitare che finiscano in mare proprio durante il  tonneggio e quindi nelle eliche.

Ricordiamoci inoltre che proprio nelle fasi di tonneggio, ormeggio, ancoraggio, le cime sono sottoposte a usura sugli anelli o sulle bitte ferrose dei porti. Non risparmiate quindi sulla sezione.. se non volete sgradite sorprese..
D’altra parte, cime d’ormeggio eccessivamente grosse riducono la possibilità di essere fissate a bordo su gallocce troppo strette. Usate quindi il buon senso.

Un problema comune a tutti i cordami di bordo a calza è che si arricciano sempre.
Avrete notato frequentemente, specie se siete tirchi o di pochi mezzi, che nel momento del recupero della cima dal suo utilizzo, quando cioè non è più sotto sforzo, mentre la stessa mentre viene arrotolata (addugliata) forma tutte quelle gobbine antipatiche che pilotano il giro successivo e  tendono a formare un colossale gomitolo. Sapete perchè?
Beh forse avete comprato la cima dal ferramenta e sicuramente può andare bene per legare le tavole di legno sull’autocarro o per issare un secchio di malta, ma per un uso nautico è richiesto di più. Le cime, quando non sono trecce a 3 o più legnoli, sono formate da una calza esterna e da un’anima interna spesso dello stesso materiale (in genere poliestere, talvolta con l’anima in spectra) ma per le qualità proprie del materiale e per la disposizione delle fibre, i due elementi hanno allungamenti differenti.

L’anima, essendo coassiale alla cima ha un allungamento bassissimo, mentre la calza esterna, avendo una trama, avrà un allungamento di gran lunga maggiore.

Ancora, se la cima è buona, l’uso è corretto, e la cima si arrotola lo stesso mentre la raccogliete, il problema siete voi. Anche per questa semplice operazione è richiesta un minimo di perizia; quando la addugliate (il termine corretto), con le dita “scaricate” la cima dalle sue volte e fatelo in senso orario. Bastano due dita.. e un po’ di pratica. Così avrete una cima neutra, pronta all’uso, (provate a lanciarla lontano... se siete stati accurati, arriverà sino alla sua massima estensione)    
Se non riuscite nella manovra, stendetela nella sua lunghezza sulla banchina e risolvete il problema metro dopo metro.

Per ultimo LAVATELE ogni tanto... basta un po’ d’acqua dolce, niente detersivi e solventi, riparatele dal sole (i raggi UV cristallizzano e di conseguenza sfarinano  le calze esterne in poliestere).

E poi imparate a fare i nodi. Se il nodo è ben fatto, potete dormire tranquilli. Con 3 nodi puoi fare il giro del mondo, ma devi saperli fare a occhi chiusi e con le mani dietro la schiena... non scherzo!

Riassumendo, se non siamo regatanti, poliestere e poliammide sono i materiali adatti ad un uso nautico. Le sezioni dipenderanno dalla dimensione della vostra barca e dall’uso al quale sono dedicate.
Il vostro commerciante di fiducia potrà darvi indicazioni sui rispettivi carichi di rottura.
A bordo, come in genere nella vita, conviene abbondare. D’altronde, poca cima, poco marinaio.

  • Galleggia e non finisce nell’elica.
  • E’ elasticissima e ammortizza gli strattoni.
  • E’ colorata (generalmente arancione) per la sua visibilità.
  • E’ robustissima a dispetto dell’apparenza e del peso. 
 

Marco Scanu, diplomato al nautico, conduttore imbarcazioni, si occupa di comunicazione soprattutto in campo nautico.



  • Pubblicato il
  • 23/03/2022

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